Piccola premessa. E' da un pò che ci penso. E da un pò che ne ho la voglia. Da due giorni e un sogno la necessità. Scrivere. Ho deciso di scrivere un pò. E magari, per qualcuno che, come me, provi le stesse cose. A voi...la scelta. E la nuova sezione: PENSIERI E RACCONTI.
- L'odore del tè -
L’odore del tè indiano. Affianco una tazza vuota, ancora un po’ tiepida. Una bottiglia d’acqua.
L’orologio segna le 2.00.
E’ notte, e lo so che devo dormire. Perché è tardi. Ma il tempo può aspettare.
Come quando sogni di cadere dalle scale.
Le scale, che paura che fanno, quando hai fretta e le scendi di corsa.
E’ per questo che si sogna di cadere.
Si rincorre il tempo e si soccombe al nostro inesorabile destino.
Ma non è ora di questo. E’ l’ora delle parole. Quelle parole troppo a lungo contenute, che tentano, invano, di uscire.
Forse è un po’ come andare in bicicletta.
La prima volta si ha paura. Perché se sbagli, cadi. E se cadi ti fai male.
Ma poi, quando hai imparato a tenerti su, cominci ad andare. Prima piano, poi sempre più forte, sempre più forte, SEMPRE PIU’ FORTE.
E poi cresci, metti via la tua bici, la accantoni in un angolo, insieme ai tuoi sogni di giovinezza.
Passano gli anni, e svuotando il garage, la ritrovi li, tutta impolverata, ma ancora intatta.
Lì, dove l’avevi abbandonata.
La tiri su, la guardi sorridendo, dicendoti che non è più roba per te. Che è passato troppo tempo ormai. Che non potrai mai farcela come prima. Che ormai sei vecchio.
Poi ti ci siedi sopra. La provi, la testi, per controllare che siano ancora li, le molle, gli ammortizzatori. Le tue ancore di sicurezza.
E poi ti dici “Ma si, cosa sarà mai, un giretto, piano piano, come la prima volta.”
Ma non è la prima volta, e tu lo ricordi bene. Il tuo corpo lo ricorda bene.
E vai. Ricominci di nuovo, prima piano, poi un po’ più forte, sempre più forte, SEMPRE PIU’ FORTE.
Finché non si vola, e ti sembra di non essere mai sceso, da quella bicicletta.
Ti sembra sia parte di te, e forse infondo, ma molto infondo lo è.
Come lo è anche il tempo.
Di nuovo l’orologio. Scoccano altri dieci minuti, anzi no! Undici.
Ma sono sempre le due.
Apri lo sportello del mobile, tiri fuori il bollitore, e lo poggi sul ripiano colorato. Lì, affianco al lavandino. Perché ti sei dimenticato. Cosa volevo fare? Ah, si!
Apri lentamente il rubinetto dell’acqua calda, perché cosi sei già un passo avanti.
Fai attenzione che entri tutta dentro il bollitore, che non ne esca nemmeno una goccia. Perché lo sai che se anche solo una goccia ti sfiora le mani, le dovrai lavare per forza.
Le piccole manie dell’essere donna. E dell’essere donna prima di coricarsi.
Poggi il bollitore pieno sul fornello, e accendi la fiamma.
Blu, che strana quella fiamma blu.
E poi l’attesa. Ancora il tempo. Il tuo nemico più acerrimo, o il tuo amico più caro, ancora non l’ho ben capito.
Mad world in sottofondo, solo gli accordi.
Prendi un’arancia dal frigorifero, per aromatizzare un po’, perché CAVOLO, è finito il tè verde, domani lo ricompro.
Per stasera solo il tè normale, come anche ieri, e l’altro ieri.
Perché anche l’altro ieri, venerdì, è finito, lo ricompro domani. E anche ieri, sabato, è finito, oramai domani non lo posso più comprare.
E allora, domenica. Di nuovo. Ancora. Come sempre. Lo compro domani.
Passo l’arancia sotto l’acqua, fregando la buccia con le mani, e poi accarezzandola, o l’odore resterà sotto la pelle.
Apri lo sportello della cucina, mentre l’acqua sul fuoco bolle.
Allora ti giri, spegni il fornello, e ti rigiri.
Prendi la scatolina del tè, e ricordi di avere solo una bustina di English Breakfast Tea, quello della Twinings, che non ricordavi di aver comprato.
Ma ci sono tre buste nere, che sai di non aver mai comprato, e ricordi chi te le ha regalate.
Ne tiri fuori una, e leggi: Indian Tea. Ed è Twinings.
Ma si. Stasera si. Lui non noterà la differenza, con il miele.
Tagli. Tre fette di arancia. Dopo la prima, che non è arancia.
Le infili dentro il bollitore, e poi infili i due filtrini.
E poi aspetti ancora. Solo cinque minuti stavolta. L’acqua è già arrivata a cento gradi.
Ed è anche già riscesa, almeno un po’.
Il tempo scorre per tutti.
In sottofondo un’altra canzone, Aquerello.
Quasi a sottolinearne il profumo.
Che già inizia a sentirsi.
Ne versi due tazze, lasci li il bollitore.
Domani è un altro giorno, e un altro giorno si lavano i piatti.
Ne lasci una, affianco a lui, e ne porti una con te.
E risali. Sulla tua bicicletta.
E lo senti aleggiare nell’aria, l’odore.
L’orologio. Forse l’ultima volta.
Altri ventisette minuti, ma sempre le due. Scocca il ventotto.
Tra pochi minuti sarà davvero tardi.
La tazza di te vuota affianco, oramai fredda. La bottiglia d’acqua.
E la tua bicicletta.
Tra poco la lascerai di nuovo lì. Di nuovo abbandonata.
Ma non per sempre.
Domani, un’altra prima volta, su quei pedali. E via veloce.
Ora solo stanchezza. Dong! Le campane della mezza.
E nell’aria, l’odore del tè indiano.
PS: E siamo a 7500 visite. ^_^
Volevo trovare nel blog
Scruta meglio tra i miei..
Grazie Mille
per essere entrati nel mio Blog.
Spero possiate trovare nelle numerose sezioni qualcosa che vi possa interessare.
Vi auguro una buona lettura e vi ricordo che se volete potete lasciare un commento.
Valentina =^_^=
PS: Per vedere i miei lavori potete andare alla sezione "Pensieri e opere mie", o visitare il mio sito http://www.magicaartista.com/.
E' possibile richiedere opere su commissione, scrivendo all'indirizzo e-mail: magicaartista@hotmail.com
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lunedì 15 marzo 2010
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